C’è paradosso e paradosso

‘Ho detto qualcosa che non va?’: m’è venuto spontaneo l’inclito interrogativo che, nella notte dei tempi, la splendida Virna Lisi di allora (lontana parente dell’attuale, omonima nonna, rugosa e grondante saggezza) rivolgeva allo spettatore di Carosello. ‘Ho detto qualcosa che non va?’. Lei reclamizzava un dentifricio, e una voce fuori campo le rispondeva: ‘Con quella bocca, può dire ciò che vuole’, e aveva ragione, quella voce, oh! se aveva ragione!! Fra parentesi: una risposta del genere, rivolta a me, oggi, suonerebbe a sarcasmo, con questa bocca a’ciabatta che mi ritrovo (il dentista la chiama ‘masticazione invertita’), sulla quale gli anni hanno lavorato a peggiorarla’ Parlando di don Benzi, e di Madre Teresa, e del’ pericolo per noi cristiani medio/mediocri, insito nell’esaltazione di figure del loro calibro, ‘ho detto qualcosa che non va?’. La buttiamo sul ridere? No, non si può, soprattutto se dietro la domanda c’è un cognome, Frattegiani’La mia provocazione, che cioè l’esaltazione dei ‘Grandi della carità’ (come Madre Teresa o don Benzi) possa risolversi in un invito alla mediocrità, appartiene ai paradossi. Dicesi paradosso ‘una tesi che, apparentemente in contrasto con principi e opinioni generali, all’esame critico si dimostra valida’ (Devoto – Oli, Vocabolario illustrato della lingua italiana, Milano 1979, II, 391). Ma mentre in letteratura il paradosso è solo una figura retorica, una piccola furbizia che si propone di imprimere meglio nell’apparato recettore dei destinatari dei nostri messaggi una certa verità, nella dialettica della fede il paradosso è una questione di sostanza. Chi è che ha scritto: ‘La vita più è vuota, e più è pesante’? Bravo! Hai trovato un ottimo éscamotage per farci ricordare ben bene una verità ovvia, che però, detta in termini di normale espressività, sarebbe scivolata via sui nostri labili circuititi mnemonici come acqua sul marmo. Sul piano della fede, invece, il paradosso è quello di due affermazioni che di per sé’sembrerebbero doversi eliminare a vicenda, e che invece vanno composte in unità. ‘Siate perfetti com’è perfetto il Padre’: utopia pura. Ma, sull’altra sponda: ‘Il Regno dei cieli è di chi avrà offerto di cuore un bicchiere d’acqua al proprio fratello’. Cos’è, una svendita improvvisa di quello che prima era stato presentato come al fuori della portata delle nostre borse? ‘ la sopravvalutazione di un gesto banale? No. È un pensiero che don Lorenzo Milani riproponeva all’amico prete don Ezio Palombo, che gli aveva chiesto che fare per non sentirsi inadempiente nel suo ministero di prete. Devi stare in alto e mirare alto – gli riponeva don Lorenzo – e sfottere crudelmente non chi colpisce basso, ma chi mira basso. Poi però aggiungeva: una volta che sei stato fedele a questo ‘programmino’, devi saperti accontentare, in semplicità di spirito, cordialmente, senza rimpianti, di quel poco che ti risulta dal tuo personale registrino delle uscite e delle entrate, del dare e dell’avere. Forse questo è mancato nell’Abat jour su don Oreste, questo secondo ‘polo dialettico’ della straordinaria spiritualità cristiana.

AUTORE: Don Angelo Fanucci