Dovesse accadere…

Dovesse accadere, ‘danzerei alzato’ con David (versione dantesca), e intonerei inni e cachinni con i Fratres Arvales: Evoè! Evoè! Triumpe! Triumpe! Triumpe! Dovesse accadere, contatterei a titolo di doveroso sfottò Mirko, l’ex laureando e attualmente laureato in Giurisprudenza, interista all’ultimo stadio, che nel 2004 era in servizio civile nella mia Comunità, e insieme con me assistette alla débacle del 4 maggio, quando l’Inter perse il campionato all’Olimpico, all’ultima partita, contro la Lazio, e Ronaldo pianse in pubblico e Mirko era un cencio appena tirato fuori dalla lavatriceDovesse accadere. Allora mi dispiacque, oggi ne gioirei. Dovesse accadere che dopodomani, domenica 11 maggio, la Roma di Tonetto e CiciÈo agganciasse l’Inter di Cesar e Cambiasso in cima alla classifica, e domenica 18 la sorpassasse sul filo di lana. Dovesse accadere. Da bambino tifavo per il grande Torino, e i miei due fratelli maggiori tifavano Juve (tifavo anche per Coppi, e loro due erano bartaliani intransigenti). Avevo 10 anni e (?) quando, il 4 maggio 1949, morirono tutti, tutti insieme, i miei eroi. Bagigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola: a memoria, senza aiuti né dal pubblico né da casa. Mi sentii morire anche io. Quel giorno noi piccoli seminaristi, precocemente incapsulati nella ‘divisa’ (calzoni neri, giacca nera, colletto romano quasi bianco), uscivamo dal mese di Maggio a San Filippo, in via Cairoli, quando il comm. Pietro Barbetti, che abitava proprio lì di fronte, gridò dalla finestra: ‘Enno morti tutti!’. ‘Tutti” chi?! Mi sentii morire anche io. Per anni, facendo la comunione tutti i giorni, avevo pregato perché il Torino vincesse il campionato (e di fatti ne vinse cinque…). Più tardi, giovane prete, ammirai la grande Inter di Helenio Herrera: lui che non volle in squadra Gigi Riva, giudicato ‘un brocco’ (!?), ma sapeva trasformare in gladiatori degli scarpari autentici. Ricordo un certo non meglio identificato Stenti, mediano, che contro lo Spartak di Mosca fu il perno di una partita difensiva di qualità epica. E quando con un secco 3-0 ribaltò la sconfitta che in Coppa Campioni aveva rimediato dal Liverpool (3-1)? Quella sera i miei ragazzi del Movimento Studenti Eugubino ed io eseguimmo in onore di Manitù una danza della pioggia di qualità tutt’oggi insuperata da queste parti. L’Inter di Mancini? Con tutti quei mercenari ex partibus infidelium?! Anche in ruoli che avrebbero tranquillamente potuto essere ricoperti da ragazzotti della Brianza?! E invece sono venuti da Vera Cruz e da Santo Domingo de los Colorados. Materazzi condannato al mutismo perché in squadra nessuno parla l’italiano! Quando, settimane or sono, sentii che esordiva Balotelli’ e invece dal sottopassaggio sbucò uno che, a cuocersi ben bene al sole, dev’esserci stato diverse generazioni. Dovesse accadere, l’11 maggio 2008… Non accadrà, ma dovesse accadere’

AUTORE: Angelo M. Fanucci