‘Fracasò’ ?

Da chi l’ho intesa, questa parola, ‘fracasò’? ‘Fracasò’. No, non è il titolo di uno dei quei filmetti che, nel contesto della diffusione della commedia all’italiana, dilagarono nei primi anni ’70, raccontando storie ‘boccaccesche’ che con Boccaccio non hanno nulla a che vedere, storie di fantasmatici sagrestani insatiriti e di improbabili monache birbaccione. No. ‘Fracasò’ è il passato remoto del verbo ‘fracasàr’, che vuol dire ‘sfasciarsi’, ‘fallire’: ma dove’? Ecco dove l’ho inteso, quel verbo! Ecco!! L’ho inteso nel contesto di una frase che adesso, all’improvviso, mi suona limpida nell’orecchio: ‘La teologia de la liberacion fracasò’. Ma chi l’ha detta, questa frase? Non riesco a reperirne l’autore, nel magazzino delle mie memorie, ostruito dalle cianfrusaglie. Chi l’ha detta? Ho tanti amici che sono vissuti a lungo in Sudamerica, chi l’ha detta quella frase? L’ha detta don Mauro, che è stato diversi anni in Perù? E ne è tornato con una saggezza pastorale di grande spessore, oltre che con una risata da alcalde dei tempi andati, uno di quelli con una sfilza di nomi lunga da qui e lì, e la gorgiera ridondante, e il guardinfante stretto (per quanto è possibile) alla vita? L’ha detta don Mauro? O l’ha detta p. Domenico, che ha catechizzato una fetta di Brasile? O don Leonardo, che lavora splendidamente in Bolivia? O il mio compagno di studi don Fortunato (meglio noto come S.E. mons. Baldelli, nunzio apostolico in Francia), che un dì accolse p. Jaime, don Roberto e me nella nunziatura di Lima? O l’altro mio sodale, don Francesco (meglio noto come S.E. mons. Canalini, nunzio apostolico in Australia), che qui in Ecuador invitò i miei 25 eugubini del ’95 a pranzo nella nunziatura? Chi l’ha detta, quella frase? Bah! Non importa poi molto ricordare chi l’ha detta. Importa dire, piuttosto, e ribadire che è quella è una frase stupida. Ho amato molto la teologia della liberazione, quando ancora subivo acriticamente il fascino obliquo del marxismo. Poi però hanno bonificato i miei circuiti mentali due tecnici specializzati: mons. Cesare Pagani, con un suo pregevolissimo ciclostilato sui rapporti tra cristianesimo e marxismo, poi Giovanni Paolo II, con quel suo concetto di ‘peccato sociale’ che ancora oggi rimane tanto indigesto per gli stomaci delicati degli spiritualisti. Dopo quei due ‘interventi chirurgici’, la teologia della liberazione io l’ho amata ancora di più. E oggi, libero dal virus di quel fascino e insieme ammirato da quei frammenti di marxismo che meritano di essere salvati, a quell’amico di cui non riesco a ricordare il volto io dico: per favore, evita di ripetere quella frase infame (‘La teologia de la liberacion fracasò’), perché è indegna della tua e della mia intelligenza. E, prima ancora, è una frase falsa.

AUTORE: Angelo M. Fanucci