Il digiuno suo’

Fatta eccezione per gli inizi della sua vita pubblica, Gesù non ha mai digiunato: la responsabilità di questa affermazione la lascio ai biblisti più aggiornati, io che, quando ancora ero un ‘garzoncello scherzoso’ e non ancora un rudere pieno di acciacchi, venni introdotto alla lettura della Bibbia, o – meglio – ne venni dissuaso dall”esegesi’ (il virgolettato è d’obbligo) che nell’aula dei Corsi riuniti dell’allora ateneo Lateranense ci propinò l’antico Spadafora, un’esegesi incerta solo su di un punto: se attenersi alle tesi di Pier Lombardo oppure a quelle di Ugo di San Vittore. Gesù non ha mai digiunato, tranne che all’inizio della sua missione, come i grandi personaggi dell’A.T. alla vigilia di una grande rivelazione di Dio (Mosè, Elia, Daniele…). Non ha mai digiunato perché voleva prendere le distanze dalla diffusa convinzione che l’uomo digiunando accumulasse meriti davanti a Dio. Lo ha fatto perché i Giudei, con il digiuno, continuavano a prepararsi alla venuta del Messia, che invece era già presente nel mondo. Non solo non ha mai digiunato, ma si è fatto la fama di un”ottima forchetta’: credo che sia questa la migliore traduzione di quella qualifica di ‘mangione e beone’ che gli hanno più volte attribuito un po’ tutti, coi soliti capoccioni alle spalle, a soffiare sul fuoco. Bisogna capirla questa sua disponibilità ad accettare inviti a pranzo e a cena. Finché era a Nazareth, sua madre gli metteva in tavola cose buone: povere com’era povera tutta la loro vita, ma buone come tutte le cose che una mamma sa inventare per i propri figli. Poi però, quando da maestro itinerante prese a girovagare con quei suoi Dodici buzzurri destinati, nelle sue intenzioni, a trasformarsi in pilastri, si dormiva nei fienili o d’estate all’aperto, si mangiava come e quando si poteva, si ingannava la fame magari spigolando nei campi appena mietuti o andando a schiantelone nelle vigne quando l’uva era stata appena colta. È vero che il gruppo era seguito da alcune donne, prolessi del futuro Cif, e tra di esse c’era chi, come Giovanna moglie di Cusa, alto funzionario di Erode Antipa, qualche scudo da parte ce l’aveva, e ogni tanto allungava una legittima bustarella al Maestro; ma se capitava che qualche invito a tavola permettesse di ‘fare il pieno’ in vista di ulteriori digiuni, Gesù non ci pensava due volte a dire di sì, e in questo l’obbedienza dei Dodici era cieca, sorda, muta e con accompagnamento di borbottii di approvazione entusiasta che salivano su dall’esofago, impertinenti. Solo diversi decenni più tardi i cristiani presero a digiunare, quando fu chiaro che il digiuno serviva ad aiutare i poveri con quello che si riusciva a risparmiare e allenava a quei sacrifici che la vita prima o poi richiede a tutti, prima o poi: oggi a te, domani a lui, fra cent’anni a me.

AUTORE: Angelo M. Fanucci