Il profeta e la farfalla

L’abatjour

Lunedì 16 maggio, dopo cena. Ho terminato con la dovuta calma, insieme con i miei “ragazzi” quarantenni, la devozioni a sant’Ubaldo, senza trascurare il fioretto mariano. Abbiamo cantato O lume della fede e Dell’aurora tu sorgi più bella; “abbiamo” è un plurale… di cortesia, perché in realtà, una decina che eravamo, le tonalità adottate erano per lo meno cinque. Ma – sai! – se la Chiesa è per definizione il luogo dove cantano anche gli stonati, una comunità di disabili adulti, prevalentemente psichici, nella certezza che dalle nuvole in su riuscirà molto gradito, può ben permettersi un “coro” che dalle nuvole in giù farebbe venire la pelle d’oca non solo ad Abbado e a Muti ma anche a Memmo, l’ex “beccamorto” del mio paese, che in continuazione fischia limpide arie attinte sia alla musica classica che alla leggera, e le fischiava anche quando ancora era lui che “affidava i nostri corpi mortali alla terra”.Poi ho distribuito piccole caramelle ai miei quarantenni, senza zucchero, per via del colesterolo che è sempre dietro l’angolo per chi ingolla tutto il commestibile che gli capita a tiro. La giornata è finita, mi aspetta la poltrona di spettatore autorizzato del dibattito politico, che stasera in tv sarà particolarmente sapido, visto che si commenteranno i primi risultati di quelle elezioni amministrative che hanno interessato 12 milioni di italiani. Il mio lungo zapping ha avuto fine quando mi sono imbattuto in un quadretto di straordinaria fattura, quello che prevedeva sulla sinistra Massimo Cacciari, al centro il giornalista di Sky Tg 24 e sulla destra M. Grazia Gelmini. Il Profeta e la Farfalla: appunto Cacciari, asciugato da un recente digiuno (o forse si trattava solo di cura dimagrante), e la Stellina impipinita dal fatto di guidare l’esangue danza delle ministre simil-anoressiche (lei, la Carfagna, la Meloni, la…) che hanno occupato la poltrona delle Maria Eletta Martini, delle Franca Falcucci, delle Tina Anselmi: con ognuna di queste potevano farsene tre, di loro, e non solo come volume fisico. Stellina ha tentato di rilanciare come accusa a Pisapia la sua antica appartenenza all’area extraparlamentare, e Cacciari ha tuonato: “Quelli di noi che nel ’68 avevano 20 anni, eravamo tutti extraparlamentari!”. Io che nel 68 di anni ne avevo 30, ma ho vissuto da ventenne quell’annus memorabilis, sul versante di quello che (col consenso scritto di Roberto Beretta) ho chiamato il Sessantotto minore, cantandone le lodi nel volumetto Io, prete padre, sessantottino non pentito, ho avuto un insulto di nostalgia. Ho pensato quanto duramente, ante litteram, ci aveva bollato il vecchio Winston Churchill, morto tre anni prima: “Chi a vent’anni non è rivoluzionario, non ha cuore; chi a quaranta lo è ancora, non ha testa”. Giulianone Ferrara, Paoletto Liguori, Giampierino Mughini la testa l’hanno recuperata. Io no. E questo m’ha costretto a ragionare con i piedi. Ma non me ne dispiace.

AUTORE: Angelo M. Fanucci