Il tenente Colombo

abatjour

Quasi contemporaneamente con la mia amica Suntina è morto il tenente Colombo, soprannominato Peter Falk. L’omino strabico e spettinato. Penso di ricordarli tutti, o quasi, i tanti episodi della serie tv a lui intitolata. Tempo fa ho saputo che era malato di Alzheimer: un colpo al cuore. Era successo anche a mio cugino don Antonio Fanucci, di vivere l’ultimo periodo della sua vita assediato da scrupoli che lo prostravano, lui che per tanti anni, dal suo confessionale nella Collegiata di Umbertide, aveva incarnato la tenerezza di Dio, a conforto di migliaia di persone. L’omino strabico e spettinato m’ha sempre incantato per la chiarezza delle idee preposte a dominare presunti geni del male. Il grande Santini, l’ex nazista che s’è riciclato come illusionista di provincia. Il campione di scacchi sordo che, ad onta della propria sordità, ha preteso di eliminare il super-campione di scacchi. Madre e figlia che fanno fuori il playboy da strapazzo che le ha sedotte ambedue, e Colombo lascia andare la figlia, pur sapendo che è lei, materialmente, l’omicida. Il presunto detentore di poteri paranormali che in realtà usa trucchetti da bambini per riconoscere ad occhi chiusi i diversi luoghi della città. Soprattutto lo smascheramento di un omicidio, compiuto… per telefono da un “normale” professionista, con l’aiuto di due alani da premio Nobel. Colombo, un poliziotto atipico. In un suo originale contesto: una moglie che viene sempre citata e non si vede mai, un cane lungo e trollo, un’auto antidiluviana che sferraglia accanto alle lucide meraviglie di ultima generazione che lo sorpassano filando silenziose. Lui non sa nemmeno dove sia il poligono di tiro. Non possiede un pistola, o – se la possiede – non sa dove l’ha dimenticata. Non usa il computer ma, nei tanti blocchetti di appunti alloggiati nelle tante tasche del suo impermeabile, segna a matita la quantità di cenere che ha trovato nel portacenere dell’ucciso, gli orari dell’amichetta sua complice, il numero dei chilometri segnati sul suo contachilometri, i peli di gatto sul cappotto della vittima… L’intelligenza a mani nude contro la furbizia super-tecnologizzata. M’aveva stregato. Ogni domenica, alle 19.30, dopo aver inventato migliaia di scuse per anticipare la cena, ero lì, disposto anche a sopportare qualche minuto di tv di Emilio Fede, pur di lasciarmi poi affascinare dal tenente Colombo. Oddio, ogni tanto affiorava il sospetto che gli yankees della East Coast, dopo averci venduto la propria immagine, con i Clarchèbbolle e i Braddepìtte, adesso ci volessero vendere la propria caricatura. Ma quel pensiero io lo ricacciavo e lo ricaccio indietro, come una volgare tentazione. E lasciatemi godere questa ennesima vittoria dell’intelligenza a mani nude contro la furbizia super-tecnologizzata! Accade tanto raramente, nella vita!

AUTORE: Angelo M. Fanucci