In Kenya i rifiuti non vanno in discarica ma… in banca

Alla scuola delle società del Sud del mondo possiamo apprendere sistemi creativi per svincolarsi dal peso delle crisi che prostrano le nostre comunità. In Kenya, ad esempio, il notissimo rapper Juliani ha fondato la Taka Bank. In swaili “taka taka” significa “spazzatura” e, di conseguenza, la Taka Bank altro non è che la banca dei rifiuti.

Il progetto è molto semplice e consiste nella diffusione attorno a Dandora, la più grande discarica di Nairobi, di tanti chioschi dove si possono consegnare i rifiuti. Lì alcuni giovani, molti dei quali erano impiegati a frugare nella discarica, si rendono disponibili a differenziarli in cambio di gettoni che possono essere utilizzati per il pagamento dell’affitto, delle tasse scolastiche e altro. I rifiuti raccolti vengono poi venduti alle aziende che provvedono al riciclo.

Questa importante iniziativa è stata presentata nel corso della terza sessione del Comitato intergovernativo che intende sviluppare il Trattato Onu per la fine dell’inquinamento da plastica che si è svolto proprio nella capitale del Kenya. Quella delle cooperative di recicladores o cartoneros è una realtà già molto affermata in Argentina e in altre nazioni dell’America Latina. Ora si articola con queste modalità anche in Africa, col risultato di ridurre l’inquinamento, dare dignità ad alcuni giovani ed educare a un più sano rapporto con l’ambiente.

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