La tecnica digitale

Che prodigio, la tecnica digitale! Ti lascia a bocca aperta. È la sera del 28 dicembre 2010, sono appena arrivato alla stazione Termini da Frascati: un breve viaggio cieco, con i finestrini totalmente oscurati da un una patina che risale alla fine del secondo millennio. Devo prendere l’Eurostar delle 19.32. Ma la biglietteria è superaffollata Allora decido la grande avventura. Li ho visti tanti volte, ma l’atavico timore del contadino di fronte alle macchine sofisticate mi ha sempre bloccato. In particolare i distributori automatici di biglietti ferroviari. Ma stavolta ci provo. Mi avvicino a quella specie di piccolo televisore incassato in un box metallico: “Posso aiutarla?”. Accanto a me ha preso corpo un giovane color cioccolato. Annuisco. “Faccio io?”. “Faccia lei”. Le sue mani scorrono veloci sulla superficie del vetro. Rimango a bocca aperta. Io avrei cercato dei pulsanti, ma la tecnica digitale non ne prevede. Rimango a bocca aperta. “Dove deve andare?”. “A Fossato di Vico – Gubbio”. Con quale treno, in quale classe, a che ora: ad ogni mia richiesta le mani dell’angelo color cioccolata corrono e la macchina risponde con un ticchettio leggero. Rimango a bocca aperta. Sembra un pianista che esegua musica psichedelica con la sordina. “Ventitré euro”: è il momento di aprire il portafoglio, senza peraltro chiudere la bocca. Gli allungo due biglietti da 10 e uno da 5. Bocca e portafogli aperti, assisto all’ultima parte del prodigio digitale: la macchina che dà il resto. La macchina. Rapida e precisa come la cassiera di Milledolci, a corso Garibaldi, dove prendo il caffè la domenica mattina. Che meraviglia, la tecnica digitale! Sorride, l’angelo: “Due euro me li lascia, sì!?”. E come no! Salgo sull’Eurostar delle 19.32 quando sono le 19, 31 primi e 23 secondi. Ce l’ho fatta. Che bravo, il cioccolatino veloce. Posso telefonare a casa, che mi lascino un piatto di pasta e fagioli, magari riscaldato. Che meraviglia, però, la tecnica digitale! Decido di festeggiare. Passa il carrello con i panini e le bevande. “Vorrei uno spumantino leggero, bottiglia piccola, però doc, e appena freddo”. Mentre l’addetto cerca, io intervengo di nuovo: “Oh! Guardi… no, non è necessario, mi scusi!”. Ho aperto il portafogli e ho dovuto constatare, non senza parole di… disappunto, l’imprevista assenza di due biglietti da 50 euro: la base economica per il micro-festeggiamento. Domanda: ma perché mai l’angelo color cioccolato, dalla tecnica digitale polivalente, mi ha chiesto di tenere per sé anche quei due euro che la macchina intelligente aveva onestamente sputato? Che sia una specie di tassa sui polli?

AUTORE: a cura di don Angelo Maria Fanucci