La terza volta

ABAT JOUR

“Ecco, dica un po’ cosa ne pensa, lei!”. Il lei… sono io. Chi mi interpella è un milite della Polstrada venuto da lontano, e che domenica mattina ho incontrato lontano da casa mentre tornavo a bordo della Marea di mio figlio Franco. Venivo su… piuttosto allegro. Dietro una curva con maestosi alberi d’alto fusto come sfondo, simile a un nume silvestre in abiti d’ordinanza, è apparso lui, comprensivo di paletta. Io non mi sono fermato, lui m’ha inseguito, m’ha raggiunto, m’ha incantonato e adesso, con un mano il mio libretto di circolazione e la mia patente, vuol sapere che ne penso. Che ne penso del fatto che andavo a 130 all’ora invece che a 90? Mezza bugia: non ne avevo coscienza, talmente scorrevoli sono le strade che il nostro Beneamato Governo ha costruito. Che ne penso della paletta dello stop, “altolevata”, come il falco di Montale? Bugia totale: m’è parso che il milite l’agitasse come per esortare il traffico a scorrere. Che ne penso del fatto che la mia patente è scaduta da oltre un anno? Ohibò! Non penso. Niente da pensare. “Dovrei farla scendere”. “Sì, bene, ma poi m’accompagna lei a casa?”. La compassione sul volto del milite si fa evidente come nella Deposizione di un manierista del tardo ’500. Ma la desolazione della mia faccia deve risultare ancora più evidente. Chissà se anche stavolta… La prima volta fu quando, vicino a Fossato di Vico, nell’atto di porgere dal finestrino della macchina i documenti, inavvertitamente sollevai il piede dal freno e passai con una ruota sul piede del milite, che disse “ohé!”, e al mio tentativo di spiegazione (“’L momento del cojone prima o poi capita a tutti”) replicò: “Già! Se la mettiamo sul piano antropologico…” e mi restituì i documenti. La seconda fu a Collestrada. Tornavo da Roma alle 3 del mattino. Le gomme fischiarono, e dal buio della notte emerse la paletta del milite. Voleva 72.000 lire. Dalle 18 tasche assortite del mio impermeabile di fan del tenente Colombo ne uscirono in tutto 11.700. Lui intanto guardava sul parabrezza il contrassegno dell’invalidità. “Lei aiuta i disabili?”. “Sì, se posso… quando posso…”. Mi ridà i documenti: “Veda di non fabbricarne altri, di invalidi. Sarebbe già molto”. Questa sarà la terza volta? È stata la terza volta. Giuro: mi regolarizzerò in tutto. Sarò in grado di guidare un carro armato. Appaiono le facce dei tre militi, la spacconata rientra.

AUTORE: A cura di Angelo M. Fanucci