L’augurio

‘Ma questo mondo’ sta diventando migliore, sì o no?’. M’è affiorata dentro all’improvviso, mentre intorno fioriva la sospirata primavera, la domanda che il parroco di Scheggia, don Lorenzo Biagiotti, maestro rozzo e impareggiabile della mia iniziazione cristiana, rivolse a padre Riccardo Lombardi, promotore del Movimento per un mondo migliore. Erano i primi anni ’50. Il mio parroco aveva una concezione santamente aziendalista della Chiesa, come produttrice di sicurezza sociale in questo mondo e di giustizia assoluta nell’altro. Secondo lui, in questo mondo ogni parrocchia risparmia allo Stato due carabinieri, nell’altro la Chiesa garantisce che ognuno avrà quello che si è meritato. Su questo secondo piano don Lorenzo rimase disorientato quando, anni dopo, gli dissi che H.U. Von Balthasar, un teologo creato cardinale da Paolo VI proprio per i suoi meriti teologici, aveva affermato che l’inferno indubbiamente esiste, ma con buona probabilità è vuoto. L’arciprete (così lo chiamavamo tutti) nutriva il dovuto ossequio per i teologi, ma questo non gli impedì di bofonchiare, lui che la minaccia dell’inferno la sfoderava spesso e volentieri, ‘E que!! Famo l’mestiere per arméttece’. Don Lorenzo a Castelgandolfo, nella sede del Movimento per un mondo migliore, c’era andato di persona, con la precisa intenzione di formulare vis à vis quella domanda al famoso ‘microfono di Dio’, la cui parola calda e stringente riempiva le chiese, i teatri e le piazze di tutta Italia: ‘Ma questo mondo migliore, arriva sì o no?’. E padre Lombardi gli dette una risposta che lo soddisfece in pieno: ‘Quello che va bene, va sempre meglio. Quello che va male, va sempre peggio’. Sono i due pensieri che tornano a galla in questo Venerdì santo, mentre riappare il sole e dal sottosuolo già s’avverte il borbottio della forza di Pasqua che sta per riesplodere. Il pensiero d’un bene che va sempre meglio, il pensiero di un male che va sempre peggio. Auguri. Che quello che va bene continui ad andare sempre meglio. Che quello che va male inverta ‘ad u’ il suo cammino di autodistruzione. Che il Suo dolore sbarri a tutti, nessuno escluso, la strada che porta all’inferno. Che quel suo grido disperato sull’alto della croce dia speranza a tutti quelli che, umanamente, non hanno più nemmeno il più piccolo appiglio per sperare in qualcosa. Che tutto l’amore che riusciremo a spremere dal nostro intimo passi per Lui, che fu crocifisso per noi ‘e ora ci tormenta con la potenza del suo implacabile amore’: così (quasi così) si augurava il Giovanni Papini della nostra giovinezza, nella ‘Vita di Cristo’. È l’augurio che faccio a me stesso e a voi.

AUTORE: Angelo M. Fanucci