Nuova creatura, ovvero Figlio di Dio

Il sacramento del battesimo si conclude con il lavacro dell’acqua o prosegue con qualche altro rito?

Il lavacro nell’acqua battesimale, pur essendo centro del sacramento del battesimo, non conclude la celebrazione. Seguono altri quattro riti che specificano e spiegano cosa sia appena avvenuto e hanno anche una loro propria importanza per ciò che significano.

Primo tra tutti è l’unzione del capo con l’olio crismale, di cui abbiamo antichissima testimonianza nell’iniziazione cristiana. Nell’unzione con il sacro crisma, benedetto dal vescovo nella Messa crismale, il battezzato riceve il dono dello Spirito santo e diventa “segno” di Cristo partecipando al suo sacerdozio regale e profetico.

L’unzione è un gesto già presente dell’Antico Testamento nei numerosi momenti in cui Dio sceglie e consacra una persona (es. il re Davide in 1Sam 16,13). Il “crisma” è l’unico olio, tra quelli usati per i sacramenti, che viene mescolato ad aromi profumati, richiamando le parole che Paolo rivolge ai cristiani della comunità di Corinto (2Cor 2,14-15) esortandoli ad essere “profumo di Cristo”, affinché il Vangelo possa essere annunciato attraverso la propria vita.

Viene poi consegnata e fatta indossare al battezzato una piccola veste bianca, accompagnando il gesto con la formula che specifica il senso di ciò che è avvenuto nel lavacro dell’acqua, cioè diventare nuova creatura. Ancora san Paolo ci aiuta a capire la dinamica di questo semplice rito attraverso le sue lettere (“Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”, 2Cor 5,17; “Poiché siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo”, Gal 3,27; “Rivestite il Signore Gesù Cristo e non seguite la mentalità della carne”, Rm 13,14).

Il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 1243) a questo punto sottolinea che “il nuovo battezzato è ora figlio di Dio nel Figlio unigenito. Può dire la preghiera dei figli di Dio: il Padre nostro”.

Dopo la consegna della veste, alle parole “ricevete la luce di Cristo”, viene presentato il cero pasquale dal quale viene accesa la candela del battezzato, che verrà consegnata ai genitori, al padrino e alla madrina. Questo rito è segno di un impegno che gli adulti si prendono nei confronti del bambino che riceve il battesimo: la fede è come una fiammella che è stata accesa nel battesimo, ma che deve essere alimentata affinché non si spenga. Questo è anzitutto compito della famiglia che ha richiesto il battesimo per i propri figli, che devono imparare a essere figli della luce (cfr. Ef 5,8) e ad andare incontro al Signore che viene, come le vergini sagge del Vangelo (Mt 25, 1-13).

L’ultimo rito è l’ Effetà, con il quale il celebrante tocca con il pollice le orecchie e la bocca del battezzato affinché sia capace di ascoltare la Parola e di professare la sua fede.

Vediamo quindi che questi riti non solo come accennato – specificano ciò che è avvenuto, ma rimarcano l’impegno della comunità cristiana nell’iniziare ed educare alla fede i bambini, che l’hanno sì ricevuta in dono con il sacramento, ma necessitano della famiglia e di tutti noi per accrescerla e diventarne testimoni.

Don Francesco Verzini