Passivante o riflessivo?

Abatjour

L’ho reincontrato in occasione di un funerale. L’ho reincontrato esattamente a 49 anni e 8 mesi da quando lo incontrai per la prima volta. Mario, detto Mèèrio, era uno dei 12 ragazzi che allora vennero affidati a me, pimpante pretino ventitreenne, perché insegnassi loro l’italiano e il latino. Era la prima media del Venerabile Seminario Vescovile di Gubbio, anno scolastico 1961 -1962. Mi dedicai a loro con una specie di furia pedagogica: ogni giorno correggevo 12 compiti e buttavo su 12 interrogazioni. Il mio registro a Natale era già strapieno. Di note belle, grazie a Dio. Il mio piacere più sottile era nello stupire i miei ragazzi con le nuances dell’analisi linguistica. “Ragazzi, che valore ha in analisi grammaticale la particella ‘si’?”. Occhi sbarrati. Allora cominciava il mio slalom gigante, che nel giro di mezz’avrebbe riempito tutte le caselle: il “si” può avere valore impersonale (quando può essere sostituito dal sostantivo “la gente”), oppure valore passivante (quando, premesso ad un verbo attivo transitivo, lo rende passivo), oppure valore riflessivo proprio (quando è complemento oggetto), oppure riflessivo improprio (quando è complemento di termine), oppure riflessivo reciproco (quando equivale a “l’uno con l’altro”). Alla fine gli occhi dei ragazzi erano sbarrati più di prima, poi però, con un po’ d’esercizio, sarebbero tornati normali. Tutto questo ambaradàm mi è tornato in mente (pensate un po’!) mentre celebravo messa e pregavo per tutti i defunti che si affidano alla Tua clemenza. Si affidano: che valore ha quel “si”? Se ha valore riflessivo, vuol dire che sto pregando per una minoranza assoluta degli uomini. Credo davvero che coloro che a Dio si sono affidati morendo (dopo, in nessun caso avrebbero potuto farlo) siano un’assoluta minoranza. Se invece quel “si” ha valore passivante, vuol dire che sto pregando per gli uomini che sono stati affidati dalla Chiesa alla divina clemenza: allora torniamo parlare di tutti gi uomini, nessuno escluso, perché la Chiesa, alla misericordia di Dio, gli uomini li affida tutti, compresi anche Hitler e Pol Pot. Credo che solo questa seconda sia la vera interpretazione, ma dal testo del messale non la si evince. Diciamocelo, una volta per sempre: noi vorremmo assolutamente che almeno qualcuno finisse all’inferno. Ma sulla croce c’era lui, schiantato dall’abbandono. Solo. E moriva per tutti.

AUTORE: a cura di Angelo M. Fanucci