Piccole angherie

Abat jour

Splendida la dottrina costituzionale dello Stato sociale, sia nella limpida filiera che la genera sul piano ideale, sia nel dibattito politico che tra il 2 giugno 1946 e il 1° gennaio 1948 l’ha generata sul piano storico. Ma tra il dire e il fare, soprattutto quando è in gioco il diritto del debole…Come il “pongo”. E non solo in tempi di crisi come quelli che viviamo oggi, ma anche in tempo di vacche grasse. Ricordo l’atteggiamento che assunse nei primi anni ’80 la super-progredita Regione Emilia Romagna nei confronti di “Mariolina”. Maria Teresa Palazzi era di Riccione, paraplegica con varie aggravanti patologiche; era stata diversi anni a Capodarco, poi era venuta con noi a Gubbio, dove le si aprì anche la prospettiva di formarsi una famiglia. La sua Usl insisteva: devi tornare da noi, perché anche noi abbiamo i mezzi per assisterti. No, io rimango qui. Lei resisteva: “Io sto bene dove sono, qui c’è quello che voglio, e le persone che amo”; loro insistevano. L’indegna competizione venne vanificata dalla morte di Mariolina. Ora la Costituzione (art. 26) stabilisce che ogni cittadino ha diritto a curarsi, sul territorio nazionale, ovunque pensa che sia meglio per lui. Diritto che non vale per l’invalido? Se a me, cardiopatico d’antico conio, venisse in mente di ricoverarmi in qualche centro specializzato, che so sio?, ad Ancona o al S. Matteo di Pavia, e comunicassi alla mia Asl, e loro mi dicessero che non posso perché anche qui, nell’ospedale di Branca, è in azione un elettrocardiografo o comunque una diavoleria di pari dignità, efficiente, di ultima generazione… se mi dicessero qualcosa del genere, che tipo di reazione dovrei adottare? Chiamare i carabinieri? Prendere una mazza e distruggere l’elettrocardiografo di ultima generazione insieme a tutti quelli delle generazioni precedenti? Nella mia denuncia al Presidente Napolitano c’è l’eco di queste angherie. Quando un ragazzo disabile, proveniente presumibilmente dal Sud, si ricoverava da noi, Presidio Riabilitativo autorizzato esplicitamente ad accogliere soggetti disabili provenienti da tutto il territorio nazionale, una fetta dello Stato gli dice: “Entro pochi mesi devi prendere qui la residenza”, un’altra fetta dello Stato lo minaccia: “Non t’azzardare a farlo, perché da quel momento dovremo essere noi a pagare la retta per la tua degenza!”. Piccole angherie. Ma c’anche di peggio. Seguitemi, please.

AUTORE: A cura di Angelo M. Fanucci