Si potrà riprendere il filo dei dialoghi di pace?

Tutti auguriamo – o comunque io auguro – una vita lunga e serena allo Stato di Israele. Ma purtroppo il suo attuale governo sembra che stia facendo di tutto per tirarsi addosso quelli che vogliono distruggerlo. Questo è il commento che ci sentiamo di fare alla sciagurata iniziativa di portare un attacco aereo mortale alla rappresentanza diplomatica dell’Iran in una paese terzo. Sapendo che è sin dal 1979 – quando l’ala estremista e fanatica dell’islamismo sciita ha preso il potere in Iran rovesciando il governo monarchico – che quel grande paese ha messo al primo posto del suo programma politico la distruzione di Israele.

Certo, venire a patti con il regime degli ayatollah era impossibile. Ma almeno non offritegli pretesti per scatenarsi. È impressionante ricordare che appena dieci anni fa – era l’8 giugno del 2014Papa Francesco chiese ed ottenne che l’allora presidente di Israele, Shimon Peres, e il capo dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, si incontrassero in Vaticano per pregare, con lui, per la pace; c’era anche Bartolomeo di Costantinopoli. La formula era di nuovo quella di Assisi: se non ci sentiamo ancora pronti per “pregare insieme” possiamo però trovarci “insieme per pregare”. Assistemmo a quell’incontro in diretta televisiva, e fu emozionante. Dunque era possibile che la ricerca della pace facesse un passo in avanti, sia pure solo simbolico. Che cosa non si pagherebbe oggi per tornare a quel momento?

Shimon Peres era agli ultimi giorni del suo mandato come capo dello Stato; capo del governo israeliano era Netanyahu; da allora quest’uomo e la sua politica hanno reso sempre più evanescente lo schema “due popoli, due stati” che pure era stato consacrato dagli accordi di Oslo nel 1993 e nell’anno successivo aveva meritato il premio Nobel per la pace allo stesso Peres, all’allora primo ministro Rabin e al capo palestinese Arafat.

Purtroppo quelle promesse non hanno portato (ancora) i loro frutti, come abbiamo visto tragicamente negli ultimi mesi. Ma lo straordinario episodio del 2014 ci ricorda che vi è stato un tempo in cui il cammino per la pace in Palestina era in corso, e ai due popoli venivano offerte occasioni che alcuni avevano saputo raccogliere e altri, dopo, hanno lasciato cadere. Sarà ancora possibile recuperare il filo di quel cammino?

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