Tanto rumore per nulla

abatjour

È morto nel 2004 e oggi le Edizioni Messaggero Padova ne hanno rilanciato l’ultima opera, Jesus. La fede. I fatti. Un biblista che, pur essendo scomparso a soli 52 anni, ha fatto a tempo a veder afflosciarsi su se stesso il glorioso antemurale che, in retta coscienza, con le migliori intenzioni del mondo, contro tutto e contro tutti aveva pensato di erigere a difesa della storicità dei Vangeli.Parlo di Carsten Peter Thiede, lo studioso tedesco che, sul finire degli anni ’80, suscitò l’entusiasmo di tanti (quorum et ego) con le sue “prove” della retro-datazione dei Vangeli, dai primi anni 70 al 40/45: con decisivo incremento della loro credibilità. Eja, eja! Triumpe, triumpe! In quel tempo, tra il 1989 e il 1992, pur non tifando per Comunione e liberazione, leggevo con buona continuità Il Sabato. Il settimanale era diretto da Paolo Liguori, una specie di ebreo errante del giornalismo italiano: nel ’68 era stato esponente del gruppo extraparlamentare degli “Uccelli”, dediti all’emissione di fischi assordanti durante le assemblee studentesche e i convegni degli intellettuali; era passato poi per Lotta continua, per Brescia oggi, per Il Giornale di Sicilia, per Il Giornale di Indro Montanelli, approdando, appunto, a Il Sabato; non fu l’ultima spiaggia: dopo un “vacanza breve” a Il Giorno, Liguori sarebbe stato ammesso alla corte di Berlusconi. “Finalmente si può dire che i Vangeli sono dei libri storici”. Scrivendo montagne di pagine sul minuscolo frammento di papiro di Qumran noto come 7Q5, Thiede rilanciava sempre, magari in sordina, questo ritornello: “Fino a oggi non era possibile, oggi finalmente si può dire che i Vangeli sono libri storici”. Il papiro di Qumran 7Q5 è grande quanto una moneta da 2 euro (allora si diceva “quanto una moneta da 100 lire”). “È il Vangelo di Marco”: Thiede l’ha ripetuto per 20 anni, ma non è riuscito a dimostrarlo. Eppure qualcuno (quorum et ego), magari solo per un attimo, ha pensato che la storicità dei Vangeli fosse legata alla credibilità della retrodatazione operata da Thiede. Un equivoco rilanciato, mi sembra, dalla pagina iniziale di “Agorà”, su Avvenire del 18 settembre scorso. I Vangeli per essere definiti “storici” non hanno bisogno che qualcuno dimostri l’impossibile, cioè che sono stati scritti con intento storico e metodologia da storici. La credibilità di queste “catechesi / vademecum per i predicatori della seconda generazione” è garantita dalle comunità che li genera e della loro verità si nutre giorno dopo giorno.        Quella di Thiede era una battaglia senza senso. “Oltretutto, in una cultura di impianto orale com’era quella che ha visto nascere i Vangeli, che la loro stesura scritta sia avvenuta 10 o 20 anni prima o dopo non dice un gran che, ai fini della loro credibilità”. Tanto mi suggerisce uno che ha barba e mente e cuore più che sufficienti perché io mi fidi di lui.

AUTORE: a cura di Angelo M. Fanucci