Tommaso e Pierangelo

abatjour

‘Il tuo popolo in cammino cerca in Te la guida’: perché la banda musicale Città di Gubbio questo brano non ce l’ha ancora nel suo repertorio? Me lo chiedo mentre la processione del Corpus Domini, in un caldo tramonto pieno d’attesa, passa in mezzo alle case degli uomini per rilanciare quello che fu e rimane il nucleo primo dell’annuncio evangelico: Dio vi è vicino. E il primo bisogno è quello di sentirlo vicino, più che di gridargli (‘Noi vogliam Dio!’) che siamo noi a volerlo vicino: nelle famiglie, nella scuole, nelle officine’Con questo suo Il pane del cammino don Sequeri ha dato il meglio di sé. È capitato altre volte che lo Spirito datore dei doni concedesse alla stessa persona l’acume teologico che indaga sul mistero e la sensibilità musicale che ne canta il fascino. Penso a Tommaso e a quel suo Adoro te devote, che sta all’Aquinate come Il pane del cammino sta a don Pierangelo. Nella dovuta diversità di scala, Pierangelino legge oggi la Chiesa della Lumen gentium e della Sacrosanctum Concilium così come Tommasone lesse allora la teologia eucaristica del IV Concilio Lateranense, quello che introdusse nel lessico ecclesiale il concetto di ‘transustanziazione’. L’eucaristia come incontro devozionale. Adolescenti, a difesa della nostra periclitante ‘bella virtù’, cantavamo: ‘Gesù mio, io ti credo // qui presente, innanzi a me. // Sei nascosto, eppure ti vedo // con gli occhi della fe”. Poi il ritornello: ‘O Gesù, quanto sei buono, // quanto amor nutri per me! // Ti ringrazio del gran dono che m’hai fatto, o Re dei Re’. Poi la II strofa: ‘Gesù mio, io t’adoro // qui presente nel mio cuor, // e degli angeli col coro // canto a te l’inno d’amor’. Infine il ritornello… Che bello! Chi riesce a sentire ancora quest’atmosfera di sogno, la coltivi! Evitando (se possibile) i fremiti spirituali. Ma l’eucaristia è altra cosa. È la decisione di lasciarsi guidare da Lui ed essere pane spezzato. Come Lui. A disposizione dei fratelli, come Lui, senza riserve. Quando ci disse di ripetere quel gesto in sua memoria, ci disse anche: guardate che questo non è un gesto isolato, volontaristico, ma la conclusione di tutta una storia; guardate che qui confluiscono tutte le mille e mille alleanze che gli uomini, spesso maldestramente, hanno tentato di contrarre con Dio; guardate che questa è l’ultima coppa che bevo. Da oggi con il sangue degli animali fateci delle gustose pietanze per gli amici che invitate a cena. Da oggi in ballo c’è il mio sangue, la mia vita, il sangue nel quale vivranno immersi molti, cioè tutti, che sono una moltitudine. L’eucaristia non serve per incrementare il fervore individuale: no, è l’alimento della comunità, pane spezzato e condiviso, segno e fattore della nuova umanità. Lasciatevi assimilare da questo Pane!

AUTORE: A cura di Angelo M. Fanucci