Un governo ‘di sinistra’

‘Il mio è un governo di sinistra’. Ho sentito dalla radio questa frase del presidente Berlusconi mentre guidavo sul lungomare di Cesenatico, a passo di lumaca. E proprio in quel momento, sullo specchietto retrovisore, vedevo che, sull’automobile che mi seguiva, lampeggiava la freccia sinistra, poi però il guidatore ha girato a destra: grandezza e miseria della visione speculare! Da quando il successo politico l’ha baciato, folle di cittadini grondano ammirazione per lui; io invece non grondo, lo confesso, sono rimasto impermeabile, arido come un coccio sepolto da tre millenni sotto dieci centimetri di sabbia infuocata del deserto del Sinai. Sbaglio? Però mi ha coinvolto questa affermazione, giunta nel bel mezzo di un’estate in cui il Nostro si è pericolato nei campi più diversi, dall’agiografia (il paragone fra la ministro Carfagna e santa Maria Goretti) alla grammatica latina (Simul stabunt aut simul cadunt: Mike scivola sui congiuntivi, lui sui futuri). Mi ha coinvolto perché ha una sua verità, quella di Nanni Moretti quando rantolava, rivolto a D’Alema: ‘Di’ qualcosa di sinistra!!’; ha una sua verità, ma non centra il problema. Da quando il Muro è crollato, il problema non è tanto destra / sinistra, quanto Stato sociale / Stato di Lorsignori.Lo Stato sociale, la più grande conquista della nostra civiltà d’ispirazione cristiana. Prima c’era lo Stato democratico-liberale, che raggiungeva l’apice della felicità quando aveva messo a punto i princìpi idonei a far star bene tutti, dopodiché si limitava a proclamarli e riproporli con tutti gli strumenti, dal flauto al trombone (soprattutto il trombone), e in tutte le tonalità. Prima ancora c’era lo Stato assoluto, quando il re aveva una linea telefonica diretta con Dio, e a Lui solo rendeva conto dei problemi che intendeva risolvere e delle teste che intendeva tagliare: e tutti erano d’accordo, anche i titolari delle teste periclitanti; a meno che perdesse una guerra, ché allora veniva buttato giù come un pupazzo di pezza, per scarsa pietà, cioè per non aver pregato a sufficienza come insegnava Guicciardini: ‘Pregate d’essere sempre dalla parte di chi vince’. Lo Stato sociale nacque sulla base di due operazioni di fondo, semplici; e radicali, come lo sono tutte le cose veramente semplici. Primo, spostò la questione dei diritti dalla proclamazione all’esercizio: è inutile proclamare i diritti di tutti se tutti non hanno gli strumenti per poterli esercitare. Secondo, attaccò il principio d’uguaglianza: fare parti uguali fra gente che vive una situazione disuguale non solo non realizza la giustizia, ma ci mette sopra anche la canzonatura perché dà solo l’impressione di aver realizzato la giustizia. Questa è la sinistra di cui oggi c’è bisogno. Ma a ‘lui’ qualcuno gliel’ha detto?

AUTORE: Angelo M. Fanucci