Un posto degno di lui

Un posto per lui, lo troviamo un posto degno di lui? Parlo di Pietro di Cafarnao in Galilea, Palestina (si legga ‘Palestàina’) del Nord. Per lui che, senza preavviso, dalla solida posizione di titolare di una piccola ma solida Ltd di pesca venne sbalzato via da quella che sembrava una promessa allucinata e che invece si rivelò proposta serissima: diventare ‘pescatore di uomini’. Fuor di metafora: è giusto, è opportuno che continuiamo a celebrare la festa di san Pietro in un giorno feriale? Dipendesse da me, la sposterei alla penultima domenica dell’anno liturgico. Subito prima della festa di Cristo Re, quando domina il Santo Volto che, con la corona d’oro finissimo sul capo, con in mano lo scettro dagli aurei bagliori, la mantellina di broccato preziosissimo orlata d’oro intorno ai fianchi, assoggettata alla silenziosa potenza dirompente del suo amore ogni creatura, chiude la storia offrendo al Padre il Regno che si è conquistato. In un vassoio grande quanto il mondo dei mondi, traslucido come il cielo dei cieli, luminoso come i mille arcobaleni che più hanno brillato dal giorno della creazione: il regno della verità e della grazia, il regno dalla carità e della giustizia, il regno dall’amore e della pace. La domenica che immediatamente precede metterei in campo Pietro che ha tirato sulla riva del Mare della Vita una rete grande quanto il mondo, e sta decollando verso l’alto, con miliardi di pesci racchiusi in un una doppia sacca, una più piccola gremita di pesci di prima scelta, i pesci/Chiesa, squisiti, e una molto più grande, esterna all’altra, piena zeppa di pesci/Regno, squisiti anch’essi; e accanto a Pietro, Saulo di Tarso impegnato anche lui a tirare verso l’alto il risultato dell’unica, vera, sconfinata, decisiva pesca della storia. Rozza la grafica, ok!, puerile il disegno, ok!, troppo grossa la grana della filigrana, ok!: ma l’idea di fondo no, quella no, non si discute! Il servizio petrino non può essere celebrato in un giorno feriale, perché, ad onta delle beghe che vorrebbero insabbiarlo in riva al Tevere, riguarda l’umanità intera, perché dà senso e valore alla vicenda di tutti gli uomini, a partire da quella buona lana di Caino fino alle buone lane dei nostri giorni, e oltre: Adolfo lo Spiritato e Pol Pot la Belva. La Nuova umanità sarà veramente nuova e veramente umanità solo quando ingloberà i suoi carnefici eccellenti. In questo contesto immagino anche la scritta che sostituirà sul frontale della Basilica quella attuale, che non riesco a digerire nemmeno con tre caramelloni di Maalox. Invece dei caratteri neri di Paulus V Burghesius Romanus, i caratteri d’oro di Petrus et Paulus ministri vitae. E della basilica di San Paolo che ne facciamo? Si faccia avanti qualcun altro. Please. Mica posso progettare tutto io!!

AUTORE: Angelo M. Fanucci