Un’agenda di speranza

“Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”; quando ho saputo che venerdì 28 gennaio Luca Diotallevi con questo titolo avrebbe tenuto al Beniamino Ubaldi una conferenza sulla 46a Settimana sociale dei cattolici italiani, quella dell’anno scorso, a Reggio Calabria, ho pensato: ma guarda un po’ quali vertici di perfezione ha raggiunto l’abilità dell’amico sociologo ternano in quell’arte della manipolazione delle parole che lo ha sempre visto eccellere. Tre perfetti plessi semantici (agenda, speranza, futuro), di per sé estranei l’uno all’altro, tre triangoli intersecati ad invicem, così da formare una stella a cinque punte, come quella delle Brigate rosse. Colore a parte. E invece la poderosa relazione di Luca ha dato nettissima l’impressione che era vero quello che sui nostri mass media cattolici si scriveva con parole di routine, che cioè la 46a Settimana sociale dei cattolici italiani era stata un evento di grande significato per la Chiesa, per il servizio che la Chiesa, con un atteggiamento del tutto nuovo, intende rendere al recupero della cittadinanza attiva, in questo nostro Paese squassato da egoismi di livello sempre più basso. Diotallevi ha fatto emerge netta la novità di questo atteggiamento di fondo, confrontandola con la penultima Settimana sociale, la 45a, svoltasi nel 2007 a Pisa/Pistoia. La Settimana sociale di Pistoia (“Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”) aveva centrato la propria ricerca sulla qualità autentica del bene comune, oggi, e sulle implicazioni teoriche di questa qualità. A Reggio Calabria invece, per la prima volta, è nata un’agenda. A questo punto spiace, ma è necessario, dover ricordare agli indòtti che “agenda” (ancora il latino!) è un gerundivo, cioè un aggettivo verbale (sostantivato, in questo caso) che indica idea di dovere al passivo. “Agenda”, “cose da fare”. Come “mutanda” (indumento da cambiare). Come “merenda” (piccola integrazione nutrizionale “che va meritata” in quanto non prevista dal normale piano nutrizionale quotidiano). Cose da fare, e non più solo concetti da approfondire. Luca le ha raggruppate, le cose da fare, in cinque piste che, immesse nei miei fatiscenti circuiti cerebrali, hanno generato ad un tempo una confusione pari a quelle delle più pimpanti serate di Arcore, e la voglia di riprenderle in mano tutte, quelle piste, una dopo l’altra, mettendole in fila e facendone un “Vademecum per l’orientamento nel sociale” da tenere sempre a portata di mano, in un delle 25 tasche sparpagliate (come quelle del tenente Colombo) nella mia mise invernale.

AUTORE: a cura di Angelo Maria Fanucci