Si fece uomo per divinizzare noi

Ho letto da qualche parte che non è vero che Gesù è nato il 25 dicembre. E allora perché festeggiamo il Natale in quella data?

Da secoli la Chiesa celebra il Natale del Signore il 25 dicembre. Una delle prime testimonianze la troviamo nel Cronografo di Furio Dionisio Filocalo, calendario civile della metà del IV secolo, riportando a questa data la nascita di Gesù a Betlemme.

Gli studi sull’origine e i motivi per i quali il Natale del Signore venga celebrato sempre al 25 dicembre riflettono alcuni dei fattori che hanno caratterizzato lo svilupparsi dell’anno liturgico: l’aver assunto e mutuato festività pre-esistenti non cristiane; l’aver difeso la fede dalle eresie anche attraverso la liturgia.

Riguardo al Natale, un ruolo decisivo lo ha svolto l’arianesimo, condannato dal Concilio di Nicea (325). In maniera approssimativa possiamo dire che quest’eresia non ammetteva la presenza delle due nature – umana e divina – nel Figlio, per cui si comprende bene come celebrare l’Incarnazione è celebrare il mistero nel quale il Figlio “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2,6-7).

La ricchezza che il Messale romano e il Lezionario ci consegnano per la solennità del Natale ci offre l’opportunità di entrare nel Mistero celebrato, di entrare nella teologia del Natale e quindi nell’evento dell’Incarnazione. Messale e Lezionario propongono quattro schemi di messa con quattro formulari di preghiera diversi e quattro schemi di lettura: la messa vespertina nella vigilia (da celebrare prima o dopo i primi vespri della solennità), la messa della notte (tradizionalmente celebrata a mezzanotte), la messa dell’aurora (di primo mattino) e la messa del giorno (durante il giorno).

I testi biblici, così come le preghiere assunte da testi liturgici antichi, esprimono anzitutto il nesso tra il progetto salvifico di Dio e l’Incarnazione. Difatti la preghiera sulle offerte nella messa vespertina della vigilia recita: “Concedi al tuo popolo, Signore, di celebrare con rinnovato fervore questo sacrificio, nella vigilia del grande giorno che ha dato inizio alla nostra redenzione”.

Già prima, la Colletta della stessa messa introduce al Natale rimarcando il tema della duplice venuta di Cristo – tipico dell’Avvento – : nella carne, e nella gloria alla fine dei tempi, per redimere il mondo. Altro tema centrale della teologia dell’Incarnazione, e quindi del Natale, connesso sempre alla redenzione, è lo “scambio delle nature”. Sant’Atanasio d’Alessandria lo riassume così nel De incarnatione: “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per fare noi Dio”.

In questa linea troviamo ad esempio il III prefazio: “La nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne, e noi, uniti a Te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale”.

Infine, la redenzione operata dal Verbo ha una dimensione cosmica: “Apparve visibilmente nella nostra carne, per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta” (prefazio di Natale II).

Don Francesco Verzini